Come per tanti bambini, il calcio è stato il suo primo sport: normale, quando in famiglia tutti giocano a pallone. Fino a dieci anni anche Gabriele Fin ha seguito le orme di papà e zii, poi ha abbandonato la tradizione per darsi al basket conquistando, negli anni, uno scudetto giovanile, la chiamata della Fortitudo e una partenza in quintetto in A1. Adesso il ragazzo che si ispira al ‘Baso’, classe 1990, è sbarcato nelle minors, a Trebbo.

Fin, partiamo dal calcio.
“Mio padre Alessandro ha giocato in Eccellenza e Promozione, e ha anche allenato a questi livelli. Anche i suoi due fratelli giocavano: lo zio Oreste ha allenato a Crevalcore e più di recente a Medicina. Io ho iniziato a giocare a calcio a sei anni ma poi, grazie a Giacomo, mio compagno di classe e migliore amico, e a suo nonno ho conosciuto la pallacanestro: è stato nonno Pietro a insegnarci”.

E così è passato dalla Pontevecchio calcio alla Pontevecchio basket.
“Ho iniziato a dieci anni e ho fatto parte del mitico gruppo dei ’90 che vinse il titolo italiano nella categoria Bam, un gruppo bellissimo a cui sono legate soddisfazioni, tanti bei ricordi e amicizie. Poi a sedici arrivai in Fortitudo alla corte di Maurizio Ferro, che mi volle fortemente”.

L’anno scorso a Pesaro è anche partito in quintetto.
“Sì, Pancotto l’aveva annunciato in conferenza stampa, ma io ero a Pesaro, non avevo letto i giornali e non lo sapevo; l’ho appreso dai miei amici, tra chiamate e sms. Quando nel discorso pre-partita il coach ha detto lo starting five un po’ me l’aspettavo poi, però, ci ho messo quattro azioni per rompere il fiato”.

Chissà che emozione.
“Stupenda, anche se purtroppo abbiamo perso: la Fortitudo è la mia squadra del cuore. Per quanto riguarda il calcio, sono tifosissimo del Bologna e di Marco Di Vaio. Gianluca Basile è il mio giocatore di riferimento: del ‘Baso’ amo i tiri ignoranti e mi ispiro a lui. Ma l’unico poster che ho in camera è di Max Biaggi”.

Adesso è passato in doppio tesseramento a Trebbo, sempre in biancoblù.
“A inizio anno volevo giocare le mie carte in Fortitudo per essere nei dieci, ma ho giocato poco, e coach Finelli mi ha consigliato così, per mantenere il ritmo partita e fare un’esperienza in più. Ora continuo a lavorare con la Effe mentre a Trebbo mi alleno il giovedì – in cui faccio tre sedute di allenamento – e il venerdì. Il tempo libero non è tantissimo, mi piace vedere film e ascoltare musica, hip hop e r&b, e poi studio: sono al primo anno a Scienze motorie”.

Sabato nel derby con la Salus ha scritto 20 sul tabellino.
“Il primo tiro è andato dentro, e se entra il primo dopo tutto viene più facile. Ora siamo a quattro punti dai playoff: è quello il nostro obiettivo. Per quanto riguarda la Fortitudo, il gruppo è forte e unito, e siamo primi”.

Un domani dove le piacerebbe giocare?
“Sono sempre legato alla Fortitudo, quindi devo ragionare con loro, però c’è un sogno che sto cullando da un po’, anche se appare irrealizzabile. L’idea di fare anche solo un anno in un college degli Stati Uniti, vedere come si vive e com’è seguito il basket mi appassiona un sacco”.

Il Resto del Carlino - Giovedì 18 febbraio 2010

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