Playmaker a tempo di rock, e il suo palco preferito è ad Altedo. Matteo Candini, classe 1978, è alla terza stagione in maglia biancorossa, quasi un record per lui che, dopo i primi anni da senior alla Salus, ha indossato le canotte di Castel Guelfo, Giardini Margherita, Castelfranco, Voltone e Flying Balls. "Mi trovo decisamente bene, soprattutto per merito dell'allenatore - Marco Cavicchioli, uno dei più importanti nel mio cammino assieme ad Attilio Padovano ai tempi della Salus - con cui ho un ottimo feeling; in questi anni i compagni sono cambiati ma l'ambiente è buono. Ho giocato in tante squadre e conosciuto tante persone in questi anni in palestra, e posso dire che il basket mi ha regalato un sacco di cose importanti, come buone amicizie che porto al di fuori dell'ambito cestistico e determinati valori che se non avessi mai giocato forse non avrei sviluppato".
Il primo contatto con la palla a spicchi è stato a cinque anni. "Per merito di papà: io e mio fratello avevamo l'abbonamento alla Virtus. E da lì è diventata una passione vera e propria. Ho cominciato a giocare in prima elementare e ora posso dire che di basket sono piuttosto 'malato': ogni mattina mi collego a vedere i risultati della notte dell'Nba. Nel portafoglio tengo le figurine dei miei idoli: Steve Smith, Jalen Rose e Rod Strickland. Poi, tifando Virtus, come non citare Danilovic e Ginobili". Giocatori da venti tiri a partita, l'opposto di Candini. "Io sono un play vecchia maniera. Non tiro molto, ma per predisposizione mentale: mi piace mettere in ritmo i compagni e fare in modo che ognuno di loro renda al massimo. Un assist mi rende felice come, se non di più, di un canestro realizzato".
Adesso 'Cando', che nella vita è rappresentante per aziende di alimentari, deve rimettere in ritmo Altedo, reduce da quattro sconfitte nelle ultime cinque gare. "Al mio primo anno qui ho vissuto una grande soddisfazione, con la vittoria della serie D: era un collettivo con un bell'insieme di caratteri forti e ricordo con piacere quell'annata. Il gruppo attuale ha un buon potenziale, ma è giovane e atipico, e occorre tempo per trovare la giusta chimica e l'identità di squadra che stiamo cercando: dobbiamo ancora fare il salto di qualità. In campionato Roveleto sta avendo una gran costanza di rendimento e coach Boni si merita i complimenti, noi invece speriamo di rientrare in corsa per il quarto posto".
Alla passione per il basket, se ne affiancano altre. Come Filippo, il suo boxer bianco, e la musica. "Il mio idolo è Beck, sono 'filo-rockeggiante' ma spazio un po' su tutto. Quest'anno ho iniziato con quello che sarà il mio passatempo dopo la pallacanestro. Prendo lezioni di basso e sono in una fase di work in progress, ma quando smetterò di giocare avrò qualcosa su cui buttarmi per tenere la mente occupata. Altrimenti, senza l'adrenalina delle partite e l'atmosfera da spogliatoio, potrei diventare intrattabile". Domani ad Altedo arriva il Psa: occorre vincere per ripartire, verso un quarto posto che sarebbe molto rock.

Il Resto del Carlino - Giovedì 17 dicembre 2009

0 commenti: