“Stamattina ho scritto un messaggino ai miei amici Alex e Oscar. Mi hanno fatto l’in bocca al lupo e hanno scritto che attendono novità”. Alex e Oscar sono Zanardi e Pistorius. Chi parla, invece, è Beatrice Vio, tredicenne di Mogliano Veneto, che ieri ha vissuto “una giornata bellissima”, come dice lei nascondendo l’emozione dietro un sorriso altrettanto bello. Al PalaSavena si sono svolti i campionati regionali di scherma per disabili e ‘Bebe’ ha avverato il sogno di tornare a gareggiare col fioretto, la sua disciplina preferita. Un desiderio nato immediatamente dopo l’incubo del novembre 2008, quando a causa di una malattia ha subito l’amputazione di braccia e gambe. Ieri, per la prima volta al mondo, un’atleta – ‘Bebe’, appunto – ha gareggiato con quattro protesi al posto degli arti nel torneo organizzato dalla Zinella Scherma, una delle prime società a credere e promuovere la scherma per i disabili e attiva in questo ambito da più di quattro anni. E ad accompagnarla c’erano mamma Teresa, papà Ruggero, la sorellina Maria Sole, la migliore amica Emily e altre due amiche. “Sono contenta di essere qui, la settimana scorsa ho fatto tanto allenamento, e in futuro mi piacerebbe tirare in piedi: quello è il mio sogno. So, però, che richiederà tempo. Le Olimpiadi? A me basta tirare e mi diverto”, racconta Beatrice, che con un’espressione di gioia stampata sul volto pensa al presente, non certo a Londra 2012. Uno dei problemi che la famiglia Vio ha incontrato è legato al fatto che non esistono protesi specifiche per la scherma. L’Inail di Vigorso di Budrio è stata fondamentale in questo percorso. “L’impatto è stato da subito buono – racconta mamma Teresa – e ci siamo trovati molto bene. Lì Bebe è rinata, all’Inail ha ricominciato a camminare e dipingere, l’altra sua passione”. Papà Ruggero conosce bene la grande forza d’animo della figlia. “È difficile che un domani Bebe riesca a gareggiare in piedi, ma non impossibile. Sapendo quello di cui è capace e conoscendo la sua forza di volontà, mi riesce difficile pronunciare quella parola”.

Il Resto del Carlino - Lunedì 3 maggio 2010

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