Mission impossible, o quasi. La Pontevecchio cambia ancora allenatore, per la terza volta in stagione: al posto di Lunati arriva Gianluca Piccolo. I granata sono reduci da otto stop consecutivi e dovranno giocarsi la salvezza ai playout. “Qualche problema di fondo c’è, dato che la squadra finora ha vinto tre partite e ne ha perse quindici, cambiando già due allenatori. Però ci sono talento e qualità: vorrà dire che sarò il terzo a cercare di ‘sbatterci il muso’”, spiega coach Piccolo, che esordirà sabato in casa con l’Arbor. Subentrando a stagione in corso, in altre occasioni ha ottenuto risultati insperati. “Credo che la squadra sia soprattutto depressa: ha bisogno più di un’iniezione di entusiasmo che di chissà quali magie. Mi è capitato spesso di subentrare e ottenere fare bene, ci proverò anche se mi rendo conto che bisogna fare in fretta”.
Piccolo allena da quando aveva diciannove anni. “Ho cominciato quasi per caso, a Caserta, dove la mia famiglia ha inventato la pallacanestro. Il fratello più grande di mio padre è stato il fondatore, l’altro fratello ne è stato il presidente e mio babbo l’ha allenata e, a sua volta, ha fondato e sviluppato la parte femminile. Si chiama Juve Caserta perchè nella mia famiglia sono tutti juventini”. E da Caserta è partito il giro d’Italia come allenatore di basket femminile. “Le mie bimbe nel 1988 fecero molto bene e fui chiamato a Vicenza. Da lì andai un anno a Ischia, due a Catanzaro e poi quattro anni alla Comense, il Real Madrid di allora. Come assistente di Aldo Corno ho vinto scudetti, tre Coppe Italia e due Coppe dei Campioni e rimesso in piedi il settore giovanile, vincendo lo scudetto Cadette nel 1996. In quel gruppo c’era anche Raffaella Masciadri (cugina di Stefano, in forza a Forlì, ndr), la migliore giocatrice italiana assieme a Macchi, che mi reputa, mio malgrado, il suo maestro”.
E poi, dopo un anno da capo allenatore in A1 a Vicenza, l’arrivo a Bologna. “Mi ero stufato di fare un’attività precaria in giro per l’Italia e mi sono stabilito qua per lavoro. Questa è la mia città da dieci anni e mi sento assolutamente bolognese”. Il debutto con la Pontevecchio si avvicina. “A dodici anni ero in panchina con Caserta a fare lo scorer. A diciannove facevo le telecronache ed ero spesso in contatto con Bogdan Tanjevic. A quel tempo pensavo di fare il giornalista, non l’allenatore, e lui, visionario, è stato il mio primo maestro. Poi ho conosciuto Corno, pragmatico e cinico, uno dei migliori allenatori d’Italia: ne è uscita una miscela esplosiva. Adesso spero che mi torni utile: in tanti mi hanno fatto gli auguri in questi giorni”.
Il Resto del Carlino - Giovedì 25 febbraio 2010
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