Paolo Gherardi ha le idee chiarissime per il futuro e già si vede negli abiti di diesse. Che poi è quello che fa ogni anno a Cento al torneo estivo che ha vinto in più occasioni, meritandosi anche il titolo di mvp. Ora, con tutto il suo temperamento, ‘Pol’ – “scritto a tre lettere, come i record nelle classifiche in salagiochi, dove giocavo a Tetris e Street Fighter e le partite costavano duecento lire” – vuole portare il Voltone ai playoff. Non sarà facile, ma la guardia, classe ‘78, che voleva fare della pallacanestro il suo mestiere, ci crede. “Coach Berselli mi corteggiava da tempo e quest’estate ho deciso di andare a Zola con l’obiettivo di raggiungere i playoff. Possiamo raggiungere il quinto posto se restiamo con i piedi per terra”.
Partiamo dalle giovanili, da Porretta.
“Lì sono cresciuto e ho iniziato a giocare a otto anni. Quando ero negli Allievi mi allenavo tutti i giorni anche con Cadetti, Juniores, prima squadra e pure con le donne. Al primo anno nei Cadetti facevo un sacco di punti e dopo vari provini sono finito alla Ghepard, con cui mi classificai settimo alle finali nazionali; affrontammo giocatori come Di Giuliomaria, che allora era devastante, Maggioli, Guarino e Bonaiuti. Ma io, nonostante l’impegno, ero un comprimario”.
E poi ha iniziato a girovagare nelle minors, sempre con il 6 sulla schiena.
“Il numero di maglia è la prima cosa importante da concordare. Mi trasferii a Monte San Pietro e volevo mollare il basket. Ma mio padre, che ha giocato a calcio anche nelle giovanili del Bologna, mi convinse ad andare nella squadra locale in Promozione. Furono due anni molto belli, dove presi tante botte che mi sono servite per crescere. Poi ho giocato in varie squadre: Francesco Francia, ancora Monte San Pietro, Guercino, Fiamma Sada e ritorno al Guercino dove trovai coach Menghini, a cui sono molto riconoscente perché mi ha fatto cambiare caratterialmente. Quindi Granarolo, ancora Guercino, dove ho conosciuto Burnelli, mio carissimo amico, e poi la svolta a Casalecchio: due anni bellissimi, in cui abbiamo raggiunto i playoff per la gioia dei Riale Boys”.
Fino all’esperienza di un anno fa alla Pallacanestro Cento.
“Il primo derby col Guercino, davanti a mille persone, è un bellissimo ricordo. Sabato scorso ero a vedere il derby e i tifosi mi fanno ancora i cori: ecco, quella è un’emozione che non ha prezzo”.
Cos’è il basket per lei?
“La mia più grande passione, anche se mi sarebbe piaciuto farne il mio lavoro. Sono cresciuto con le cassette di Michael Jordan, e da tifoso virtussino mi piacevano Sconochini e Danilovic, ma adesso seguo soprattutto il campionato di D. Se vinco la settimana va giù liscia, se perdo diventa lunga e dormo poco la notte: sono abituato a dare tutto, credo molto nella serietà nel lavoro e vivo tantissimo questa passione. E poi conservo le scarpe con cui ho giocato: ne avrò ottanta e a casa, in sala, ne tengo una quindicina, ma solo le più importanti”.
Un domani cosa farà?
“Mi piace organizzare, creare un roster e rapportarmi con le persone: è una cosa che faccio da anni al torneo di Cento. Quando smetterò farò sicuramente il manager”.
Il Resto del Carlino - Giovedì 4 marzo 2010
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